Gary Webb (Jeremy Renner) lavora come giornalista al San Jose Mercury News, sacrificando la propria vita privata per la professione. Negli anni Novanta del Novecento, Webb scopre il ruolo esercitato dalla Cia nell'importazione della cocaina in California, venduta per raccogliere soldi da destinare all'esercito ribelle dei Contras in Nicaragua. Sostenuto da moglie e figli, Webb porta alla luce la vicenda ma diviene presto oggetto di una campagna diffamatoria della Cia e dei giornalisti rivali, ritrovandosi a combattere con tutte le sue forze per salvare reputazione e famiglia.
Volenterosa spy story di chiacchiere e redazione, antispettacolare e di impianto televisivo che ricalca il modello anni 70, ma mostra il lato amaro di quell’epica giornalistica che da Tutti gli uomini del presidente a The Newsroom viene imbottita di eroismo e ottimismo. Il quadro psicologico del protagonista è efficace per quanto avaro di chiaroscuri, il quadretto familiare semplicistico, ma composto, e non mancano alcune intuizioni felici. Un cinema civile e umanista, dal fiato sicuramente corto, ma dalle idee chiare. Ispirato a una storia vera.
sabato 20 giugno 2015
sabato 13 giugno 2015
Acrid - storie di donne
Soheila e Jalal sono una coppia di mezza età la cui relazione è messa in pericolo a causa dello stupido comportamento di Jalal. Azar è la segretaria dello studio medico di Jalal, che invece non crede alle parole del marito Khosro e, nonostante i due figli, vuole il divorzio. Khosro lavora in una scuola guida come insegnante e si vede con un'allieva di nome Simin, di due anni più grande. Simin è un'istruttrice universitaria che ha come studentessa Mahsa, una ragazza indecisa sul futuro della relazione con il suo fidanzato. Mahsa è anche la figlia di Jalal...
E' arrivata mia figlia
Da 13 anni Val lavora come tata di Fabinho a San Paolo. Finanziariamente stabile, convive con il senso di colpa per aver lasciato la figlia Jessica a Pernambuco, nel nord del Brasile, dai nonni. Per prender parte al test di ingresso all'università, Jessica decide di recarsi a San Paolo dalla madre. La sua scelta darà origine a una convivenza non facile in cui ognuno sarà influenzato dalla personalità e dal candore della giovane.
La regista Anna Muylaert riesce a raccontare, lontana da preconcetti ideologici, un rapporto di lavoro atipico, ma che esiste, senza mai però voler estremizzare il discorso. Così facendo però, È arrivata mia figlia! (in originale A che ora torna?), finisce per non andare mai fino in fondo in ciò che racconta, fallendo, in parte, nel tentativo esplicito e mai mascherato di voler essere un ritratto realistico delle contraddizioni del Brasile odierno.
La regista Anna Muylaert riesce a raccontare, lontana da preconcetti ideologici, un rapporto di lavoro atipico, ma che esiste, senza mai però voler estremizzare il discorso. Così facendo però, È arrivata mia figlia! (in originale A che ora torna?), finisce per non andare mai fino in fondo in ciò che racconta, fallendo, in parte, nel tentativo esplicito e mai mascherato di voler essere un ritratto realistico delle contraddizioni del Brasile odierno.
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