domenica 30 novembre 2014

Love is strange

Ben (John Lithgow) e Jorge (Alfred Molina), due omosessuali che stanno insieme da 28 anni, decidono finalmente di sposarsi. Quando però uno dei due perde inaspettatamente il proprio lavoro in una scuola cattolica locale, Ben e Jorge si ritrovano costretti a rinunciare al loro appartamento e a vivere separati, mettendo a dura prova il loro amore.

Frank

Jon (Domhnall Gleeson) è un giovane aspirante musicista. Desideroso di raggiungere il successo, scoprirà di avere fatto il passo più lungo della gamba quando si unirà a una banda di eccentrici musicisti pop guidati dal misterioso ed enigmatico Frank (Michael Fassbender), un genio della musica che indossa costantemente una maschera di cartapesta.

A sorprendere sono i toni partecipi, ma soprattutto il punto di vista, quello di Jon, giovane tastierista che cerca di forzare l’isolamento del gruppo attraverso la condivisione online delle “stranezze” di Frank e degli altri musicisti. In verità il film mette in relazione scatole di solitudine diversamente vissute, pompando una colonna sonora sperimentale che aumenta lo straniamento. La bizzarria di fondo è divertente, ma amara.

Lo sciacallo

Nella contemporanea Los Angeles, regno di criminalità, incidenti, incendi e omicidi, il giovane Lou Bloom è alla disperata ricerca di lavoro quando scopre il giornalismo free lance. Insieme alle diverse troupe che riprendono reati e crimini, Lou si fa i muscoli in un mondo in cui ogni suono di sirena equivale a un possibile colpo di fortuna e ogni vittima è convertibile in denaro. Aiutato da Nina, una veterana delle news locali, Lou ottiene il successo ma la sua ricerca incessante di filmati lo renderà protagonista di una propria storia da raccontare.

Gilroy, attraverso l’assenza di materia viva, mette in scena un trionfo della contemporaneità mediale che nemmeno McLuhan avrebbe potuto immaginare: il medium non è più soltanto il messaggio, ma anche messaggero, destinatario e contenuto. Sotto il derma di una storia individuale problematica e di un noir al tempo dei videoclip, Lo sciacallo è un trattato vastissimo e abissale su un mondo che ha ormai smarrito l’essere umano.

sabato 8 novembre 2014

Torneranno i prati

Siamo sul fronte Nord-Est, dopo gli ultimi sanguinosi scontri del 1917 sugli Altipiani. Il racconto si svolge nel tempo di una sola nottata. Gli accadimenti si susseguono sempre imprevedibili: a volte sono lunghe attese dove la paura ti fa contare, attimo dopo attimo, fino al momento che toccherà anche a te. Tanto che la pace della montagna diventa un luogo dove si muore.
Tutto ciò che si narra in questo film è realmente accaduto. E poiché il passato appartiene alla memoria, ciascuno lo può evocare secondo il proprio sentimento.

La storia della principessa splendente

Un vecchio uomo vende bambù per sopravvivere. Un giorno, nelle canne di bambù, trova una piccola principessa, grande quanto un dito, di nome Kaguya. Quando Kaguya cresce, cinque uomini provenienti da altrettante prestigiose famiglie manifestano il desiderio di sposarla. Kaguya chiedere loro di trovare per lei cinque memorabili regali ma nessuno è in grado di portarle ciò che desidera veramente.
Artisticamente "La storia della principessa splendente" è il vertice di un’elaborazione stilistica maturata in una carriera eccellente, capace di fondere l’animazione dai larghi spazi bianchi già del precedente My Neighbors the Yamadas del 1999 con un disegno riconoscibilmente “Ghibli”.

Sils Maria

Maria Enders (Juliette Binoche), attrice all'apice della sua carriera internazionale, viene invitata a partecipare al revival del dramma che l'ha resa famosa vent'anni prima. Allora Maria aveva interpretato il personaggio di Sigrid, una giovane e seducente ragazza che finisce per spingere la vecchia Helena al suicidio, mentre adesso le viene chiesto di impersonare Helena. Maria, che trascorre la maggior parte del suo tempo con l'assistente personale nonché unica amica Valentine (Kristen Stewart), è presto costretta a confrontarsi con Jo-Ann (Chloë Grace Moretz), una giovane divetta di Hollywood con un debole per gli scandali scelta per la parte di Sigrid e simbolo di una inquietante gioventù.
Un film complesso e traslucido. Sils Maria s’inoltra nel mistero della presenza dell’attore innervando un discorso sulla creazione del cinema nel mito del film di montagna di Arnold Fanck. Nel corpo di Juliette Binoche, Assayas osserva come in un specchio l’epifania di una mutazione; si pensa ovviamente a "Sans titre". Nell’opporre due corpi femminili (il regista avrebbe voluto Mia Wasikowska al posto di Kristen Stewart) Assayas, pur omaggiando il maestro Bergman, sembra addirittura attingere al magistero di Mankiewicz.

Andiamo a quel paese

Due amici abbandonano la metropoli per rifugiarsi nel piccolo paese d'origine, dove la vita è meno cara ed è più facile tirare avanti. L'impatto con la nuova realtà rivelerà però non poche sorprese. I due si ritroveranno a vivere in un contesto diverso da quello che si erano immaginati: un paese pieno di anziani, da cui però è impossibile non poter trarne beneficio. Ogni anziano rappresenta una pensione, un bel bottino per i due disoccupati…

Interstellar

In un futuro prossimo la Terra è devastata da continue tempeste di sabbia e da una piaga che ha distrutto tutte le piantagioni di grano, lasciando però intatto il mais. Cooper (Matthew McConaughey) è un ex-astronauta della NASA che come tanti ha dovuto dedicarsi alla coltivazione del mais nella sua piccola azienda agricola dove vive insieme alla figlia Murph e al figlio Tom. Grazie a una serie di strane circostanze Cooper rientrerà in contatto con  la NASA, che sa che la piaga presto attaccherà le altre coltivazioni e che opera segretamente per tentare di trovare una soluzione all'imminente catastrofe planetaria. Inizierà così un'avventura che porterà Cooper in un viaggio interstellare attraverso un cunicolo spazio-temporale, alla ricerca di pianeti di altre galassie dove si spera che l'umanità possa trovare un ambiente dove salvarsi dall'estinzione e proseguire il proprio cammino evolutivo.

domenica 2 novembre 2014

La spia

Dopo essere stato torturato quasi a morte, Issa (Grigory Dobrygin), immigrato clandestino metà ceceno e metà russo, arriva in Germania per rintracciare il ricco banchiere Tommy Brue (Willem Dafoe) e dare una svolta al destino sfortunato ereditato dal padre. Pur non conoscendo Brue, Issa è in possesso di una parola d'ordine di cui il banchiere conosce il significato. Giunto ad Amburgo, conosce Mulik, un giovane musulmano di seconda generazione che vive sulla propria pelle i pregiudizi post attacco alle Torri Gemelle e che lo accoglie in casa. Dopo essersi rivolto all'avvocatessa Annabel Richter (Robin Wright) per contattare Brue, Issa finisce però nel mirino dei servizi segreti tedeschi, sospettato di terrorismo, e di quelli americani.
Corbijn si muove bene tra le pagine del romanzo e ne asseconda lo spirito freddo e disilluso con una regia secca e sobria e un bel cast e ne fa una riuscita riflessione sulle apparenze, la legittimità del dubbio, i confini della manipolazione e l’impossibilità di fare andare le cose per il verso giusto. Sarà ricordato come l’ultimo film con Hoffman, senza essere l’ultimo film con Hoffman, ma c’è molto di più. Adattamento del romanzo "Yssa il buono" di John Le Carré.

Scrivimi ancora

Rosie e Alex sono migliori amici. Improvvisamente, sono costretti a separarsi quando Alex e la sua famiglia devono trasferirsi da Dublino all'America. Potrà mai la loro amicizia superare il tempo e la distanza? Saranno i due ragazzi in grado di giocarsi il tutto e per tutto per il vero amore?

È di immediato impatto, #ScrivimiAncora, con la macchina da presa che indugia spesso sui volti di Rosie e Alex. Con la luce di una fiaba, ma anche con un’efficace impronta realista che cattura la vita di Rosie e della figlia, come in un film di Frears tratto da Roddy Doyle. Solo l’epilogo viene improvvisamente velocizzato e quindi bruciato. Ma resta l’entusiasmo di un cinema semplice e vitale. Adattamento di un romanzo di Cecelia Ahern.

La danza della realtà

I vigili del fuoco che sfilavano per le strade, la vecchia biblioteca dove ha imparato a leggere e si è imbattuto per la prima volta nei tarocchi, la spiaggia dove era solito giocare e un circo: questi sono solo alcuni dei ricordi che segnano l'infanzia di Alejandro Jodorowsky, che per 10 anni ha vissuto a Tocopilla prima di trasferirsi a Santiago. È in questa cittadina che sono nati il suo amore e la sua dedizione al teatro, dopo tre eventi a cui assistette da bambino: la sepoltura di un pompiere, un attacco epilettico e il canto di un principe cinese. Ed è sempre a Tocopilla che Jodorowski capì che cosa fosse il surrealismo quando suo padre lanciò le sue uova fritte sulla testa di sua madre e queste finirono invece su un quadro orribile, con i tuorli che, finendo per sembrare due soli, gli diedero una prima rivelazione.

In un accumulo di dottrine spirituali e momenti trash, questa summa dell’immaginario di Jodorowsky conosce il proprio apice negli incontri tra il regista e il sé bambino: «Per te, io non esisto ancora. Per me, tu non esisti più». Difficile immaginare congedo più coerente dal proprio cinema.