Dopo essere stato torturato quasi a morte, Issa (Grigory Dobrygin), immigrato clandestino metà ceceno e metà russo, arriva in Germania per rintracciare il ricco banchiere Tommy Brue (Willem Dafoe) e dare una svolta al destino sfortunato ereditato dal padre. Pur non conoscendo Brue, Issa è in possesso di una parola d'ordine di cui il banchiere conosce il significato. Giunto ad Amburgo, conosce Mulik, un giovane musulmano di seconda generazione che vive sulla propria pelle i pregiudizi post attacco alle Torri Gemelle e che lo accoglie in casa. Dopo essersi rivolto all'avvocatessa Annabel Richter (Robin Wright) per contattare Brue, Issa finisce però nel mirino dei servizi segreti tedeschi, sospettato di terrorismo, e di quelli americani.
Corbijn si muove bene tra le pagine del romanzo e ne asseconda lo spirito freddo e disilluso con una regia secca e sobria e un bel cast e ne fa una riuscita riflessione sulle apparenze, la legittimità del dubbio, i confini della manipolazione e l’impossibilità di fare andare le cose per il verso giusto. Sarà ricordato come l’ultimo film con Hoffman, senza essere l’ultimo film con Hoffman, ma c’è molto di più. Adattamento del romanzo "Yssa il buono" di John Le Carré.
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