Nel 1942 Srulik, un bambino di otto anni, fugge dal ghetto di Varsavia. Da quel momento, cercherà di sopravvivere dapprima da solo nella foresta e in seguito in una fattoria polacca, assumendo l'identità dell'orfano cristiano Jurek. Durante tutto il suo calvario, rischierà però di perdere la propria identità ebraica incontrando persone che lo inganneranno per una ricompensa, lo picchieranno e cercheranno di ucciderlo, e altre disposte a rischiare tutto pur di aiutarlo.
Una fuga infinita, durata per anni, con accumuli drammatici sovente eccessivi: dal ghetto dove gli vengono uccisi genitori e fratelli, dalle foreste gelide dove perde i compagni, dai polacchi che consegnano bambini alle SS per un tozzo di pane. Picchiato, rincorso, rifiutato, vessato, privato di un braccio, ma animato da un indomito spirito di sopravvivenza. Che è la cifra simbolica di un film da proiezione per le scuole, a cui manca un manico e su cui pesano i dialoghi ingessati, ma verso il quale si finisce per nutrire sano rispetto. Adattamento di un romanzo di Uri Orlev.
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