Una volta città di tolleranza, Timbuktu è oramai nelle mani di un gruppo di estremisti, che governano con leggi che proibiscono la musica, il calcio e il fumo, e impongono un rigido codice di abbigliamento per le donne. Per Kidane, invece, è il momento giusto per godersi la vita con la sua famiglia lontano dalla città. Uomo tranquillo che vive sulle rive del fiume Niger, Kidane lavora come pastore aiutato da un dodicenne di nome Issan. Quando però Amadou, il pescatore pazzo che vive nelle vicinanze, spara al suo gregge, Kidane è costretto a cercar di proteggere lavoro, vita e famiglia, uccidendo accidentalmente il rivale e facendo correre veloce il suo inevitabile destino.
Ispirato a una storia vera, Timbuktu coglie la tragedia dell’uomo e cerca il paradosso del potere, commuove di realismo come Rossellini e coglie l’assurdo di regime come Suleiman. Un cumulo di storie e personaggi, lirismo dolente e umorismo vignettistico, realismo scioccante e simbolismo elementare: Sissako, con la fotografia del Sofian El Fani di La vita di Adele, restituisce le forme con cui si dispiega la legge ottusa dell’integralismo. E sa fare, di queste macerie, senso materiale su cui fondare poesia.
Nessun commento:
Posta un commento