lément, giovane professore di filosofia a Parigi, riceve un incarico che per un anno lo costringe a trasferirsi ad Arras. Tra la noia che lo opprime e il tempo sempre plumbeo. Clément non sa come occupare le giornate fino a quando incontra Jennifer, una parrucchiera carina e gioviale che diviene la sua amante. In piena libertà, potrebbero vivere l'amore più bello del mondo se non fosse per il profondo divario socio-culturale che li separa.
l regista, nell’adattare il romanzo di Philippe Vilain "Non il suo tipo", si prende tutto il tempo che la storia richiede e intesse il film di soluzioni formali ricercate, come l’interessante gioco di raccordi, riuscendo a girare alcune delle sequenze musicali, in chiave narrativa (a lei piace andare al karaoke con le amiche), più belle, emozionanti e intense viste nel cinema recente.
domenica 26 aprile 2015
The fighters - Addestramento di vita
Tra gli amici e l'azienda di famiglia, l'estate di Arnaud si preannuncia tranquilla fino al momento in cui incontra Madeleine, tanto bella quanto fragile e appassionata di muscoli e profezie catastrofiche. Arnaud non si aspetta nulla da lei mentre Madeleine si sta preparando al peggio e alla fine del mondo. La loro sarà una storia d'amore e di sopravvivenza, fuori da ogni canone prestabilito.
Sorprendente opera prima francese, romanzo di formazione sentimentale in un contesto che lentamente si disgrega, tra massimi sistemi e contingenze legate alla Francia di oggi. Lo sguardo dell’autore si concentra sulla fisicità contraddittoria di Arnaud e Madeleine (formidabili Adèle Haenel e Kévin Azaïs), questi “combattants” che sarebbe banale definire “senza causa”, perché investono emozioni e energia vitale nella sopravvivenza.
Sorprendente opera prima francese, romanzo di formazione sentimentale in un contesto che lentamente si disgrega, tra massimi sistemi e contingenze legate alla Francia di oggi. Lo sguardo dell’autore si concentra sulla fisicità contraddittoria di Arnaud e Madeleine (formidabili Adèle Haenel e Kévin Azaïs), questi “combattants” che sarebbe banale definire “senza causa”, perché investono emozioni e energia vitale nella sopravvivenza.
Black sea
l capitano di un sottomarino (Jude Law), dopo essere stato licenziato dalla società per cui lavora, mette insieme una squadra per andare a recuperare un tesoro sommerso che si dice essere perduto nelle profondità del Mar Nero. Non appena l'avidità e la disperazione prendono il controllo a bordo della nave, la crescente incertezza della missione spinge gli uomini della squadra a combattere l'uno contro l'altro per la propria sopravvivenza.
Macdonald risolve brillantemente la parte preparatoria in modo molto ritmico, lavorando con la voce off come elemento supplementare per un montaggio audio-video parallelo. Una volta in mare, però, anche il film rischia di inabissarsi, soffocato dalla questione sociale europea come unica chiave drammaturgica, da excursus intimisti in evitabili ricordi soleggiati e da un digitale che, se realizzato in questo modo, nel 2014 non ha senso. Nel finale però Macdonald ci mette del suo girando con maestria in interni, e ci riporta a respirare.
Macdonald risolve brillantemente la parte preparatoria in modo molto ritmico, lavorando con la voce off come elemento supplementare per un montaggio audio-video parallelo. Una volta in mare, però, anche il film rischia di inabissarsi, soffocato dalla questione sociale europea come unica chiave drammaturgica, da excursus intimisti in evitabili ricordi soleggiati e da un digitale che, se realizzato in questo modo, nel 2014 non ha senso. Nel finale però Macdonald ci mette del suo girando con maestria in interni, e ci riporta a respirare.
Mia madre
Mentre sta girando un film con l' importante attore americano Barry Huggins (John Turturro) come protagonista, la regista di successo Margherita (Margherita Buy) è alle prese con una catastrofica vita privata, completamente in balia della madre morente e della figlia adolescente Livia.
Una storia in fondo intima e dolorosa risolta con una leggerezza (prima di tutto estetica) straordinaria. Questo nonostante una struttura non lineare, dove realtà e sogno, in maniera ancora più evidente rispetto a Habemus Papam, si compenetrano, a volte senza soluzione di continuità.
Una storia in fondo intima e dolorosa risolta con una leggerezza (prima di tutto estetica) straordinaria. Questo nonostante una struttura non lineare, dove realtà e sogno, in maniera ancora più evidente rispetto a Habemus Papam, si compenetrano, a volte senza soluzione di continuità.
lunedì 6 aprile 2015
French connection
Marsiglia, 1975. Pierre Michel, un giovane magistrato, è arrivato da Metz con la moglie e i figli in seguito alla nomina di giudice. Egli ha giurato di affrontare la mafia francese e di far cadere a tutti i costi il padrino della costa marsigliese, Gaétan Zampa.
Se in interni Jimenez si rivolge alla tradizione di genere francese, è in esterni che French Connection alza lo sguardo per cercare Scorsese e Friedkin. La vicenda privata diventa così grande narrazione, equivalente transalpino del nostrano Romanzo criminale, con il quale condivide afflato corale, istinti pulp nella definizione dei personaggi e grammatiche realiste nell’abbondante uso di camera a spalla.
Se in interni Jimenez si rivolge alla tradizione di genere francese, è in esterni che French Connection alza lo sguardo per cercare Scorsese e Friedkin. La vicenda privata diventa così grande narrazione, equivalente transalpino del nostrano Romanzo criminale, con il quale condivide afflato corale, istinti pulp nella definizione dei personaggi e grammatiche realiste nell’abbondante uso di camera a spalla.
Vergine giurata
Hana Doda (Alba Rohrwacher) cresce sulle montagne albanesi, dove vige una cultura arcaica e maschilista che non riconosce alle donne alcuna libertà. Per sfuggire al suo destino, Hana si appella proprio alla legge della sua terra, il kanun: Hana giura di rimanere vergine e si fa uomo, diventa Mark, una “vergine giurata”, ottenendo di essere considerata al pari degli uomini, ma negando così ogni forma di amore. Un rifiuto che diventerà la sua prigione.
Il primo film della talentuosa Laura Bispuri gioca molto sull’immagine, sulla suggestione ancestrale del Kanun, l’antica legge consuetudinaria albanese, e, soprattutto, su Alba Rohrwacher, perfettamente in simbiosi con il suo personaggio. La macchina da presa la pedina, le sta sulla nuca, ne indaga il fisico mascolino, l’incedere dinoccolato. Poi però il lento riappropriarsi della propria femminilità nella ”civile” città italiana passa attraverso episodi resi in maniera un po’ forzata e quindi un po’ banale. Adattamento dell'omonimo romanzo di Elvira Dones.
Il primo film della talentuosa Laura Bispuri gioca molto sull’immagine, sulla suggestione ancestrale del Kanun, l’antica legge consuetudinaria albanese, e, soprattutto, su Alba Rohrwacher, perfettamente in simbiosi con il suo personaggio. La macchina da presa la pedina, le sta sulla nuca, ne indaga il fisico mascolino, l’incedere dinoccolato. Poi però il lento riappropriarsi della propria femminilità nella ”civile” città italiana passa attraverso episodi resi in maniera un po’ forzata e quindi un po’ banale. Adattamento dell'omonimo romanzo di Elvira Dones.
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