sabato 29 agosto 2015
A blast
Maria è in fuga sull'autostrada da sola, a bordo del suo suv. Solo un giorno prima era una madre premurosa, una moglie amorevole e una figlia responsabile. Ora è una canaglia, determinata a fuggir via dal suo mondo con dietro una valigia piena di soldi. Quello che è successo nelle ultime ore è una storia esplosiva di violenza, bugie e debiti.
Partisan
L'undicenne Alexander è cresciuto in una casa-famiglia guidata da Gregori, una carismatica e travagliata figura paterna. Per Alexander, che ha sempre visto il mondo attraverso gli occhi di Gregori, arriva però il momento di mettere in discussione gli insegnamenti ricevuti dal suo mentore.
È un film compresso Partisan, ricorda un pianto soffocato e mai liberato. Kleiman sembra così ossessionato dal non cadere nei cliché del genere da imporre un freno narrativo alla storia, tutta giocata su un’eccessiva tensione sotterranea. Piazza la macchina da presa su Vincent Cassel (che regala sfumature di cui sembra avara la scrittura) e sui giovani attori, alla ricerca di un fuoricampo che fatica a presentarsi.
È un film compresso Partisan, ricorda un pianto soffocato e mai liberato. Kleiman sembra così ossessionato dal non cadere nei cliché del genere da imporre un freno narrativo alla storia, tutta giocata su un’eccessiva tensione sotterranea. Piazza la macchina da presa su Vincent Cassel (che regala sfumature di cui sembra avara la scrittura) e sui giovani attori, alla ricerca di un fuoricampo che fatica a presentarsi.
La bella gente
Marito e moglie, borghesi e progressisti, un weekend in campagna. Quando lei decide di offrire rifugio a una prostituta rumena, prelevandola quasi a forza dalla strada, gli equilibri a poco a poco saltano.
Punto di partenza programmatico caro a Ivano De Matteo e alla sua sceneggiatrice storica Valentina Ferlan: prendi una coppia politicamente corretta e dimostra come sia in verità peggiore, o comunque non migliore, dei “qualunquisti” altri. Rispetto a I nostri ragazzi, però, il copione di La bella gente è meno ricattatorio e schematico, mentre la regia regala soluzioni sofisticate piuttosto interessanti. Molto bella la scena finale dell’addio di Nadja alla stazione, giocata su quel che potrebbe accadere fuori campo. Di Matteo dovrebbe comunque erigere un monumento ai protagonisti Monica Guerritore e Antonio Catania, davvero perfetti, capaci di rendere sempre credibili due personaggi altrimenti a rischio prevedibilità.
Punto di partenza programmatico caro a Ivano De Matteo e alla sua sceneggiatrice storica Valentina Ferlan: prendi una coppia politicamente corretta e dimostra come sia in verità peggiore, o comunque non migliore, dei “qualunquisti” altri. Rispetto a I nostri ragazzi, però, il copione di La bella gente è meno ricattatorio e schematico, mentre la regia regala soluzioni sofisticate piuttosto interessanti. Molto bella la scena finale dell’addio di Nadja alla stazione, giocata su quel che potrebbe accadere fuori campo. Di Matteo dovrebbe comunque erigere un monumento ai protagonisti Monica Guerritore e Antonio Catania, davvero perfetti, capaci di rendere sempre credibili due personaggi altrimenti a rischio prevedibilità.
sabato 22 agosto 2015
Corn island
Il fiume Inguri disegna un confine naturale che divide la Georgia dall'Abcasia. Durante una delle piene primaverili, si viene a creare una piccola isola in mezzo al fiume, ideale per la coltivazione del mais secondo un vecchio contadino del posto. Insieme alla nipote di 16 anni, il vecchio si dedica alla terra ma il legame che i due formano con la natura è disturbato dall'immancabile arrivo della polizia di frontiera.
martedì 11 agosto 2015
ex-machina
Caleb (Domhnall Gleeson), ventiquattrenne programmatore della più grande compagnia di internet al mondo, vince un concorso per trascorrere una settimana nel rifugio di montagna di proprietà di Nathan (Oscar Isaac), il solitario ceo della società. Quando giunge nella remota località, Caleb scopre di dover prendere parte a uno strano ed affascinante esperimento, in cui deve interagire con la prima vera intelligenza artificiale ospitata nel corpo di una bella ragazza robot.
Ex Machina ha dalla sua un ottimo cast ed è molto efficace nel costruire la tensione, nel non svelare subito le sue carte, insomma nel modellare l’intreccio thriller sfruttando la claustrofobia degli interni e l’evocata agorafobia degli esterni. Più di una analogia, interessante anche se casuale, con Foxcatcher di Bennett Miller: Ex Machina, in fondo, è un’altra “storia americana”.
Fuochi d'artificio in pieno giorno
Nel 2004, Zhang Zili, agente di polizia, indaga su un serial killer, scoprendo che tutte le vittime avevano avuto un legame sentimentale con una donna di nome Wu Zhizhen. Dalle sue ricerche scopre anche che cinque anni prima era stato proprio lui ad occuparsi del brutale omicidio del marito della stessa Zhizhen. Decide così di incontrare la donna, inconsapevole della trappola ben congegnata a cui andrà incontro.
Il noir è il mélo, il comico tragico, tristi notturni s’aprono a squarci ultrapop, i nessi causa/effetto latitano, la detection si perde in digressioni inquietanti e dementi, mesti silenzi si fanno isterica violenza. Come ci insegna Jia Zhang-ke, la realtà della Cina improvvisamente moderna è surrealtà. E queste sono le tracce di un paese instabile, che non riconosce la propria identità e s’abbandona agli automatismi del genere come a una forma di alienazione. È per questo che, quando i fuochi d’artificio in pieno giorno esplodono sul serio, ci si commuove. Orso d'Oro al Festival di Berlino 2014 e Orso d'argento per la migliore interpretazione maschile (Liao Fan).
Il noir è il mélo, il comico tragico, tristi notturni s’aprono a squarci ultrapop, i nessi causa/effetto latitano, la detection si perde in digressioni inquietanti e dementi, mesti silenzi si fanno isterica violenza. Come ci insegna Jia Zhang-ke, la realtà della Cina improvvisamente moderna è surrealtà. E queste sono le tracce di un paese instabile, che non riconosce la propria identità e s’abbandona agli automatismi del genere come a una forma di alienazione. È per questo che, quando i fuochi d’artificio in pieno giorno esplodono sul serio, ci si commuove. Orso d'Oro al Festival di Berlino 2014 e Orso d'argento per la migliore interpretazione maschile (Liao Fan).
'71
Un giovane soldato britannico è accidentalmente abbandonato dalla sua unità in seguito a una violenta rissa tra le strade di Belfast nel 1971. Impossibilitato a distinguere chi gli sia amico e chi no, la recluta deve sopravvivere da solo alla notte e mettersi in salvo in un paesaggio disorientante, alieno e mortale.
Applicando modalità espressive da cinema-verità a uno schema thriller Demange valorizza il contesto e i personaggi. Da una parte il conflitto con le sue assurdità fratricide, dall’altra figure tragiche caratterizzate da doppiezze shakespeariane. Ottimo cast, con alcuni dei migliori attori irlandesi della nuova generazione.
Applicando modalità espressive da cinema-verità a uno schema thriller Demange valorizza il contesto e i personaggi. Da una parte il conflitto con le sue assurdità fratricide, dall’altra figure tragiche caratterizzate da doppiezze shakespeariane. Ottimo cast, con alcuni dei migliori attori irlandesi della nuova generazione.
Predestination
Un agente temporale ha il compito di viaggiare in segreto nel tempo per impedire i crimini di futuri killer e terroristi. L'ultimo incarico che gli viene assegnato prevede che egli recluti se stesso da giovane per rintracciare l'unico criminale che da sempre continua a sfuggirgli.
Cinema di dettagli e apparenze che devia continuamente, confondendo lo sguardo dello spettatore e costringendolo ad attendere l’ultima sequenza per dipanare l’enigma. Ma anche solida macchina d’intrattenimento, con picchi d’intensità ben congegnati, dove tutte le sorti sono affidate alle scrittura e si finisce per stare al gioco - un po’ troppo ricattatorio - del puzzle da ricostruire. Per poi rispondere alla più antica delle domande: «È nato prima l’uovo o la gallina»?
Cinema di dettagli e apparenze che devia continuamente, confondendo lo sguardo dello spettatore e costringendolo ad attendere l’ultima sequenza per dipanare l’enigma. Ma anche solida macchina d’intrattenimento, con picchi d’intensità ben congegnati, dove tutte le sorti sono affidate alle scrittura e si finisce per stare al gioco - un po’ troppo ricattatorio - del puzzle da ricostruire. Per poi rispondere alla più antica delle domande: «È nato prima l’uovo o la gallina»?
Bota caffè
"Bota" è un bar situato ai confini di una vasta area paludosa in una zona remota dell'Albania ma è anche il luogo in cui si intersecano le vite di un gruppo di individui, chiamati presto a grandi cambiamenti generati dalla costruzione nelle vicinanze di una nuova autostrada. L'affabile Juli, anima del bar, si prende cura della nonna malata e ha varie preoccupazioni familiari tanto che il suo più grande desiderio è quello di lasciare il posto, che le ha portato solo miseria. La sua bella e capricciosa amica Nora, invece, sta cercando di gestire la sua relazione con Ben, uomo sposato nonché intraprendente proprietario del caffè e cugino di Juli.
I quadri composti e l’andamento compito, da professionale e pauperistico film d’autore, inquadrano Bota Café in una commedia eastern afasica, stremata dal sole e dalla miseria, con squarci di folklore e musica d’orgoglio popolare. Poi le cose precipitano. Succedono. Il passato ritorna. D’un tratto. Ma anche la tragedia è un falso movimento. E il film riesce, perché sa restituire il sentimento, l’umore, di questa malinconica stasi.
I quadri composti e l’andamento compito, da professionale e pauperistico film d’autore, inquadrano Bota Café in una commedia eastern afasica, stremata dal sole e dalla miseria, con squarci di folklore e musica d’orgoglio popolare. Poi le cose precipitano. Succedono. Il passato ritorna. D’un tratto. Ma anche la tragedia è un falso movimento. E il film riesce, perché sa restituire il sentimento, l’umore, di questa malinconica stasi.
Violette
Nata fuori dal matrimonio all'inizio del Novecento, Violette Leduc incontra Simone de Beauvoir a Saint-Germain-des-Prés nel dopoguerra. Tra le due autrici, nasce una duratura e intensa relazione basata sulla ricerca da parte di Violette della libertà attraverso la scrittura e sulla convinzione di Simone di avere tra le mani il destino di una straordinaria scrittrice.
Il cinema di Provost sembra essere spesso ingabbiato in una compostezza formale che Violette vuole nascondere, soprattutto nella parte iniziale. Il rigore soffocante, fortunatamente, a tratti mostra le sue crepe. Dopo aver oltrepassato il bianco e nero con pallida citazione di La corazzata Potemkin di Ejzenstejn, le allucinazioni di Violette e i dettagli di Simone de Beauvoir visti come in soggettiva scuotono il film dal suo persistente grigiore. Resta soprattutto la prova di una convincente Sandrine Kiberlain, che prevale sulla Devos.
Il cinema di Provost sembra essere spesso ingabbiato in una compostezza formale che Violette vuole nascondere, soprattutto nella parte iniziale. Il rigore soffocante, fortunatamente, a tratti mostra le sue crepe. Dopo aver oltrepassato il bianco e nero con pallida citazione di La corazzata Potemkin di Ejzenstejn, le allucinazioni di Violette e i dettagli di Simone de Beauvoir visti come in soggettiva scuotono il film dal suo persistente grigiore. Resta soprattutto la prova di una convincente Sandrine Kiberlain, che prevale sulla Devos.
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